Il processo imperfetto

“Imperfetto perché il processo, si sa, è affetto da molte patologie. […]

Imperfetto perché in Italia la scienza, quella che con un termine giuridicamente più appropriato viene definita la prova scientifica, risulta utilizzata ancora troppo poco e male. Basti pensare al fatto che nelle nostre università e in particolare nei corsi di laurea di giurisprudenza da cui escono i futuri avvocati, magistrati e funzionari delle forze dell’ordine — con l’eccezione di medicina legale che rimane comunque un esame complementare — non esiste alcun insegnamento che si occupi di spiegare cos’e l’esame del Dna, di una impronta papillare, di bossoli e proiettili o di educare a corrette attività sulla scena di un crimine. Manca, cioè, l’insegnamento delle scienze forensi. Con il paradosso che coloro che devono servirsi della prova scientifica, . a nella fase investigativa sia in quella processuale, ne conoscono a malapena possibilità e limiti e quindi la sciupano, l’ignorano o, peggio ancora, la manipolano.

Imperfetto perché il ruolo di periti e consulenti, dei cosiddetti esperti, non è governato da regole precise. Anche in quest’ambito, infatti, a esclusione di master più o meno qualificanti — che spesso risultano molto più attraenti che efficaci — mancano nelle nostre università offerte formative in grado di preparare gli esperti di domani. Sul piano pratico, inoltre, a differenza di gran parte degli altri Paesi, la scelta degli esperti non è vincolata a una severa selezione che valuti competenze, pubblicazioni scientifiche o casi delittuosi già affrontati, né è richiesta alcuna certificazione o accreditamento dei periti e dei laboratori che fanno analisi per il processo. Ed è per questi motivi che, in tribunale, spesso assistiamo a confronti-scontri tra esperti che propongono ipotesi diametralmente opposte. Tanto da chiedersi: ma la scienza è una o centomila?

[…] Capirete bene quanto tutto questo sia davvero preoccupante e irragionevole: la scienza si dimostra sempre più strategica ai fini di giustizia e nei
nostri processi, tanto i giudici quanto i difensori, utilizzano esperti che tali non sono. E, piuttosto che verificare la preparazione e l’esperienza in quello specifico settore dell’indagine scientifica, si predilige l’incarico ricoperto, «il nome a effetto» che non è sempre garanzia di affidabilità e professionalità.
E allora la scienza, quella che potrebbe permetterci la risoluzione rapida e definitiva di tanti casi delittuosi, diventa scienza spazzatura o scienza mercenaria.”

LUCIANO GAROFANO

(foto dal web)