Travolto dalla ruspa: perizia scagiona il datore di lavoro

OGLIASTRA – GAIRO, Sabato 27 gennaio 2007

Il pm: omicidio colposo

Venne travolto dall’escavatore il 27 giugno scorso mentre controllava i freni del mezzo. Sulla tragica morte di Ugo Scattu, 36 anni, operaio di Gairo, la Procura della Repubblica di Lanusei ha aperto l’inchiesta di rito. Che adesso è alla sua prima svolta. Nel registro degli indagati è finito il nome di Alessandro Usai, 30 anni, giovane e stimato imprenditore di Lanusei alle cui dipendenze lavorava la vittima della disgrazia sul lavoro. Il pm Rossella Spano ha ipotizzato per lui l’accusa di omicidio colposo ma una perizia disposta dal gip Andrea Trani sotto forma di incidente probatorio scagiona l’impresario da ogni responsabilità. Edoardo Ferrigno, ingegnere meccanico incaricato dell’accertamento, ha stabilito che l’escavatore killer al momento del sinistro funzionava perfettamente. Una conclusione che smonta l’originaria tesi della Procura che ipotizzava un guasto ai freni della ruspa e sospettava che il proprietario del mezzo non avesse eseguito i necessari controlli e le dovute manutenzioni meccaniche. «La terna gommata oggetto della indagine tecnica – scrive Ferrigno nella perizia – presenta tutti i dispositivi di lavoro e sicurezza efficienti». L’incidente si sarebbe dunque verificato solo per una fatale imprudenza della vittima che era sceso dall’escavatore per controllarne i dispositivi idraluici ed era stato travolto. «Il sinistro – sostiene Ferrigno – ebbe a verificarsi» perché l’operatore non avena azionato «il feno di stazionamento. Si è infatti verificato che tale dispositivo era in grado di bloccare la macchina, nella specie con benna carica di sabbia, sulla pendenza del 9 per cento, quella della piazzuola su cui manovrava la macchina stessa».

L’avvocato Luigi Burchi, difensore dell’imprenditore sotto inchiesta, ha preso atto delle conclusioni del perito e, visto l’esito favorevole, ha rinunciato ad avvalersi di un consulente di parte. Anche i familiari di Ugo Scattu si erano rassegnati fin da prinicipio alla tragica fatalità. E non hanno mai manifestato l’intenzione di costituirsi parte civile. Non si sono fatti rappresentare da un legale neppure ieri all’udienza durante la quale l’ingegner Ferrigno ha depositato la sua perizia.
Il poveretto, dunque, è morto solo per una tragica fatalità. Di sicuro la colpa della tragedia non è nascosta in un guasto meccanico della ruspa.