Ferrigno: «Tradito da quella buca»

L’omicidio colposo di viale Badu ’e Carros, in aula parla il consulente del pm.

di V.G.
NUORO. «Se anche, quel giorno, il motociclista fosse andato a 50 km orari, non avrebbe potuto evitare l’impatto con il palo dell’illuminazione. La ruota della sua moto, poco prima, era finita in quella buca, che non era stata rappezzata a regola d’arte, in modo da garantirne la sicurezza». Il consulente del pm Andrea Schirra, Stefano Ferrigno, non ha usato troppi giri di parole nell’esporre i risultati dei suoi accertamenti tecnici dopo l’incidente del 26 aprile del 2008, nel quale perse la vita il giovane motociclista nuorese Giuseppe Pintori. Per quell’incidente, sono stati rinviati a giudizio due dipendenti del Comune di Nuoro, Maria Manca e Giovanni Antonio Polo, che si occupavano del settore manutenzioni, perché secondo l’accusa non avevano curato la sicurezza di viale Badu ’e Carros, e avevano trascurato una buca che si era creata in seguito alla “depressione” di un chiusino.

«Quando andai sul luogo ha spiegato Ferrigno vidi che la buca era stata rappezzata con materiale sciolto, posto sopra un chiusino depresso. Ma il problema è che col tempo, quel materiale, era stato portato via dal passaggio di mezzi, tanto che al momento del sinistro la buca era parzialmente esposta. E su quella buca c’era il segno della moto. La ruota finì in mezzo alla morsa della buca e dell’asfalto. L’incidente fu causato da quello. Pintori andava a circa 80 km orari, sopra il limite, ma se anche fosse andato a 50 avrebbe comunque impattato sul palo».
Anche per il medico legale, Vindice Mingioni, l’incidente fu causato dalla buca. Pintori ha aggiunto «guidava in stato di ebbrezza». Prossima udienza il 30 ottobre.

La Nuova Sardegna